Scandalo Carabinieri: accuse false e prove che smentiscono tutto Quando una denuncia per lesioni e resistenza diventa un autogol – il ruolo del Maresciallo Maggiore Giuseppe Manna

Il “Caso Evarella” nasce già in modo surreale – e diventa più assurdo a ogni svolta. Quella che sembrava una banale questione di possesso è oggi un caso-scuola su come i Carabinieri di ben tre stazioni – Bompietro, Alimena e Petralia Sottana – riescano a contraddirsi in modo spettacolare. Sotto gli occhi di quattro telecamere – e dell’opinione pubblica. Il risultato? Un mix tra scandalo giudiziario, giallo di provincia e commedia nera.

Caso Evarella: accuse Carabinieri smentite da video e certificato medico

Il 5 marzo 2025, il Maresciallo Maggiore Giuseppe Manna, comandante della stazione dei Carabinieri di Alimena, dichiara in un verbale ufficiale che la giornalista tedesca Evarella lo avrebbe ferito mentre veniva arrestata.

L’accusa, tra le altre cose: lesioni personali e resistenza a pubblico ufficiale. Secondo i Carabinieri, Evarella avrebbe inizialmente tentato di sfuggire, e poi si sarebbe opposta all’arresto con calci. Avrebbe cercato di impedire la chiusura della portiera dell’auto con i piedi, provocando così delle lesioni al Maresciallo Maggiore Giuseppe Manna – tra cui un gonfiore al dito medio della mano destra. Inoltre, avrebbe lanciato il suo telefono verso un testimone non coinvolto, generando uno strattonamento durante il quale Manna avrebbe riportato ulteriori "lesioni meglio specificate in annesso certificato medico dell' ospedale Madonna SS dell'Alto dove gli venivano prescritti cinque giorni di prognosi".

Suona drammatico. Lo sarebbe anche – se non ci fossero diversi video e il certificato medico.

Lesioni personali e resistenza a pubblico ufficiale… comodamente seduta in macchina?

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Ciò che mostrano i video è inequivocabile: Nessun tentativo di fuga. Nessuna resistenza alla chiusura della portiera. Nessun calcio. E quando Evarella lancia il telefono al testimone, Manna è già seduto sul sedile del passeggero. La portiera è chiusa. Il telefono vola fuori dall’auto – in una zona dove Manna non si trova nemmeno.

A essere ferita, dunque, è solo una cosa: la credibilità della “Benemerita” – e più di una volta.

Diagnosi dal regno della fantasia

Ogni buona lesione ha bisogno di un certificato medico. Anche Manna ne presenta uno – ma con una pecca decisiva: si smentisce da solo: Nessun sangue, nessuna frattura, nessun ematoma, nemmeno il presunto gonfiore al dito viene riscontrato.

La diagnosi? “Algie” – cioè dolore riferito senza causa visibile. E quello? Lo si può immaginare, se serve.

E i presunti cinque giorni di prognosi? Assenti. L’unica fonte della prognosi è il verbale dei Carabinieri – attribuita verosimilmente alla penna dello stesso Manna e controfirmata dal Maresciallo Marcello Migliozzi, comandate della stazione di Bompietro – il che rende le false accuse una responsabilità condivisa.

Un presunto carabiniere ferito – con un certificato che testimonia solo la sua energia criminale.

La prova? L’hanno filmata loro

Quattro telecamere, quattro prospettive, un solo svolgimento coerente. Manipolazione esclusa.

La videosorveglianza fissa dell’abitazione, il cellulare di un testimone esterno da un’angolazione completamente diversa – e due iPhone privati dell’Appuntato Scelto Q.S. Andrea Catalano – registrazioni effettuate senza alcun fondamento legale, ma con un potenziale esplosivo imprevisto.

Documentazione riuscita – inconfutabile, involontaria, ma purtroppo non nella direzione desiderata

L’unica cosa fatta con vera professionalità? La registrazione della scena reale – che oggi dimostra come le accuse successive siano state costruite ad arte per colpire una giornalista che da anni denuncia pubblicamente casi di presunta corruzione e gravi abusi di potere.

Con un dettaglio degno di nota: i militari coinvolti provengono esattamente dalle tre stazioni dei Carabinieri più volte citate nelle sue denunce e nei suoi articoli – Bompietro, Alimena e Petralia Sottana.

Quando filmare diventa un boomerang: l’autogol dei Carabinieri

Raramente qualcuno, tentando di documentare una resistenza a pubblico ufficiale e delle presunte lesioni personali, è riuscito con altrettanta chiarezza a dimostrare il contrario – e a mettere nei guai i propri colleghi.

Conclusione?

Non tutti gli scandali si possono insabbiare. Specie se la telecamera parte… prima delle bugie.