Carabinieri rifiutano l'accesso al fascicolo 197/25 Violazione del diritto documentato al Tribunale di Termini Imerese
Un semplice accesso agli atti si trasforma in teatro di abusi da parte delle forze dell’ordine e di una sistematica resistenza istituzionale nei confronti di cittadini rispettosi della legge.
Al Presidente Dott. Antonio Napoli,
L’episodio descritto di seguito, avvenuto il 22 aprile 2025 presso il tribunale di Termini Imerese, non rappresenta solo una violazione dei principi dello Stato di diritto, ma è anche un esempio emblematico di come rappresentanti delle istituzioni tentino di mascherare la propria ignoranza e incapacità a scapito di chi agisce correttamente.
La vittima di persecuzione giudiziaria si è presentata quel giorno per la quarta volta per visionare il fascicolo relativo alla causa 197/25 e 891/25.
Al momento della presentazione del documento d’identità, un carabiniere ha tentato di strapparglielo di mano con forza, senza chiedere alcuna autorizzazione, afferrandolo e trattenendolo con vigore. Questo ha portato a un breve tira e molla, dovuto esclusivamente al fatto che l’agente evidentemente non conosce o non rispetta la differenza tra esebire e consegnare un documento d’identità.
Ciò che è seguito è stato un esempio lampante di manovra istituzionale di distrazione: invece di riflettere o correggere il proprio comportamento illegittimo, si è tentato di reinterpretare la situazione. Improvvisamente, la persona coinvolta è diventata il problema – si è fatto credere che si fosse rifiutata di mostrare il documento d’identità, cosa che non corrisponde al vero. Questa distorsione dei fatti aveva evidentemente un solo scopo: legittimare retroattivamente un tentativo di provocazione deliberata o l’evidente ignoranza della legge e il conseguente comportamento scorretto. Invece di assumersi la responsabilità, la situazione è stata rapidamente reinterpretata, e la persona coinvolta è stata etichettata come “elemento di disturbo”.
Con l’intervento di ulteriori agenti, tra cui un militare, la situazione è stata ulteriormente aggravata, anziché chiarita. L’accesso al fascicolo è stato negato senza alcuna base legale, e la persona coinvolta è stata infine allontanata dall’edificio.
Questa dinamica non è nuova. Quasi ogni incontro con i Carabinieri è caratterizzato da diffidenza, ostilità e un atteggiamento statofobiconei confronti del cittadino – soprattutto quando quest’ultimo si appella ai propri diritti e non è disposto a sottomettersi a logiche diverse da quelle dello Stato di diritto.
L’unico “errore” della persona coinvolta è stato conoscere la legge e applicarla. Tracciare gentilmente dei limiti per difendersi da comportamenti invadenti è evidentemente una circostanza che alcuni percepiscono come un’offesa personale.
Questo episodio rappresenta solo il punto più basso, finora, di una serie di procedure non coordinate, arbitrarie e opache, che non hanno nulla a che fare con l’affidabilità dello Stato di diritto né con un minimo di professionalità.
Si segnala che questo è stato il quarto tentativo di accesso agli atti relativi alle cause 197/25 e 891/25:
- 10.03.2025: Prima visita per consultare la prima parte del fascicolo.
- 16.04.2025: Seconda visita – senza successo, poiché l’ufficio era chiuso secondo un’ordinanza ministeriale (vedi avviso: cancelleria chiusa il mercoledì e il venerdì), senza che ciò fosse comunicato sul sito web.
- 18.04.2025: Terza visita per ottenere la seconda parte del fascicolo.
- 22.04.2025: Quarta visita per ottenere copie complete del fascicolo al fine di documentare l’omissione di determinati documenti – l’accesso è stato negato senza alcuna base legale.
In queste circostanze, non vi è alcun motivo per intraprendere una quinta visita. Non esiste né l’obbligo né la disponibilità a sottoporsi a comportamenti autoritari, ignoranza e resistenza istituzionale.
Si afferma spesso che nel Sud i Carabinieri siano particolarmente “autorevoli”. Ma autorità significa sovranità – e chi è sovrano conosce la legge e agisce di conseguenza. Chi, invece, deve essere istruito da un cittadino su ciò che è legalmente consentito o meno, non è sovrano, ma sopraffatto.
Quando è il cittadino a dover spiegare le leggi agli agenti, non è più l’autorità a detenere il potere, ma il cittadino – e non è il cittadino a dover essere controllato, ma l’istituzione.
Va infine evidenziato un ulteriore aspetto, sintomatico dell’impreparazione strutturale dell’apparato:
Se il fatto che una donna faccia valere i propri diritti rappresenta per alcuni membri dei Carabinieri un problema insormontabile, la soluzione non può essere l’esclusione o l’umiliazione – ma un cambiamento nell’organizzazione stessa.
A voler essere precisi, sarebbe comunque doverosa la presenza fissa di una carabiniera all’ingresso di ogni tribunale: è noto infatti che, in caso di perquisizione fisica, le donne non possono essere controllate da personale maschile.
L’assenza sistematica di questa figura femminile rappresenta non solo una violazione potenziale, ma rivela anche una debolezza strutturale dell’ordine stesso, che si proclama sovrano, ma non è in grado di rispettare le proprie regole basilari.
L’episodio è stato pubblicato su YouTube e su benvenutiabompietro.com – a tutela della persona coinvolta e perché è di interesse pubblico quando funzionari agiscono in nome della legge, ma non la rispettano. Documenta esemplarmente come cittadini informati, che gentilmente ma con fermezza fanno rispettare i limiti legali, vengano percepiti dalla giustizia non come partner, ma come problema.
Il presente documento è da considerarsi parte integrante e indissociabile del fascicolo del procedimento penale n. 197/25, 891/35, 824/35 e deve essere materialmente allegato al fascicolo, ai fini della tutela del diritto di difesa e del principio del contraddittorio, con conferma scritta di ricezione.