Alimena – La democrazia locale si ferma davanti a porte chiuse Il blocco del Consiglio comunale solleva interrogativi sul rispetto dello Stato di diritto nei livelli locali di governo.
Il 9 novembre 2025, nel piccolo comune siciliano di Alimena (PA), si è verificato un episodio che va ben oltre la cronaca locale.
Il Consiglio Comunale non ha potuto riunirsi: le porte della Casa Comunale erano chiuse, l’accesso ai consiglieri e ai cittadini impedito.
Un fatto apparentemente marginale, ma che tocca il cuore stesso della legalità costituzionale ed europea: l’intangibilità delle istituzioni democratiche e l’obbligo dell’amministrazione di rispettare la legge e le decisioni dei tribunali.
Un Parlamento in miniatura bloccato
Il Consiglio è stato convocato per dare esecuzione a una decisione del TAR — relativa anche alle conseguenze dell’annullamento della presidenza del Consiglio comunale — e per ristabilire la piena funzionalità dell’assemblea, secondo quanto dichiarato dai promotori della convocazione
Eppure, la mattina del 9 novembre, i consiglieri hanno trovato le porte del Municipio serrate. Secondo il consigliere anziano Giovanni Di Gangi, promotore della convocazione, l’episodio rappresenta un atto di “ostruzionismo”, una “grave violazione di legge” e una “inadempienza rispetto a una disposizione dell’autorità giudiziaria”.
Un caso locale, una questione europea
In uno Stato membro dell’Unione Europea, nessuna autorità esecutiva — fosse anche quella di un piccolo comune — può impedire il funzionamento di un organo rappresentativo.
Un simile comportamento non rappresenta soltanto un abuso amministrativo, ma si pone in contrasto con i valori fondamentali sanciti dall’articolo 2 del Trattato sull’Unione Europea, che vincola tutti gli Stati membri al rispetto della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali.
Episodi come questo ricordano che la difesa dello Stato di diritto europeo inizia dalle istituzioni locali.
Ciò che accade ad Alimena non è un’anomalia folkloristica.
È il sintomo di una fragilità sistemica: in più parti d’Europa, le amministrazioni locali e talvolta regionali mostrano una crescente tendenza a eludere o ritardare l’esecuzione delle decisioni giudiziarie, minando dall’interno la cultura del diritto e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
La governance locale non è una periferia della legalità europea: ne è la prima linea di difesa. Se viene violata lì, il principio di legalità si svuota ovunque.
Responsabilità istituzionale e conseguenze giuridiche
Se fosse accertato che la chiusura del Municipio sia stata intenzionale o disposta da autorità comunali, si configurerebbero ipotesi di abuso d’ufficio e interruzione di pubblico servizio, oltre a una possibile violazione dell’autorità giudiziaria.
Un tale comportamento, oltre ad essere eticamente inaccettabile, mette in discussione la capacità dello Stato di garantire l’effettività delle proprie norme e delle proprie sentenze.
Il caso merita dunque attenzione non solo da parte della magistratura italiana, ma anche delle istituzioni europee incaricate di monitorare la coerenza dello Stato di diritto: dalla Commissione Europea (Rule of Law Report) al GRECO e alla Commissione di Venezia.
Un banco di prova per la cultura giuridica europea
Quando le porte del Municipio restano chiuse mentre un organo democratico tenta di applicare una sentenza, non è solo un edificio ad essere serrato — è la Repubblica stessa.
Il caso di Alimena mette alla prova la coerenza dei nostri principi fondativi:
che nessuna autorità è al di sopra della legge, e che la democrazia locale è parte integrante della democrazia europea.
La tenuta dello Stato di diritto non si misura nei palazzi di Bruxelles o di Roma, ma nei municipi che aprono — o chiudono — le loro porte alla legalità.
Non è un mero disguido amministrativo, ma una temporanea esautorazione della rappresentanza democratica.
