La farsa della giudice Aiello Come si anticipano le prove per far tacere la difesa nel caso Evarella

Il 23 settembre 2025 la giudice Maria Aiello, nel procedimento contro Evarella, si è definitivamente squalificata da sé – con un comportamento che sfiora la gestione di parte del processo.

Ha giustificato il rifiuto dell’interprete giudiziario sostenendo che Evarella avrebbe insultato in italiano il Comandante Giuseppe Manna, citando perfino la frase che lei avrebbe pronunciato.

Ma proprio quella frase è oggetto della prova testimoniale fissata per il 6 novembre.

È contestata, non dimostrata e ancora tutta da discutere – e tuttavia la giudice Aiello la usa come se fosse già accertata, per costruire fatti e ridurre la difesa al silenzio.

Questo non è un errore di forma.

È una deliberata anticipazione della valutazione della prova – al servizio dell’accusa.

Lo schema: la verità è già decisa

La giudice Aiello ha fatto ciò che a un tribunale indipendente non è concesso: ha preso una semplice affermazione dei Carabinieri – senza contraddittorio, senza verifica, senza alcun riscontro – e l’ha trasformata nella base di una decisione giudiziaria.

Così un’accusa non provata diventa un fatto consacrato da un timbro giudiziario, mentre l’imputato resta senza voce e senza difesa.

Si chiama: parzialità annunciata.

Il verdetto è già scritto: lo conferma anche il difensore di Liberti

A rendere la situazione ancora più inquietante è un fatto documentato e inoppugnabile: Due giorni dopo la prima udienza, e prima che venisse assunta una sola prova, il difensore Salvatore di Liberti, nominato dal tribunale ha inviato una PEC ufficiale, in cui ha scritto che l’esito del processo „non sarà fausto“.

Un verdetto anticipato, scritto nero su bianco prima di qualsiasi istruttoria, che dimostra come l’esito fosse già considerato deciso fin dall’inizio.

Quando persino il legale d’ufficio rinuncia in partenza a ogni fiducia nel giusto processo, e ne preannuncia l’esito negativo,
allora non siamo più davanti a un procedimento equo, ma a una sentenza travestita da processo.

E tutto questo, nonostante sia ormai riconosciuto: Evarella non conosce la lingua in modo sufficiente

L’assurdo è ancora più evidente se si considera che l’insufficiente conoscenza linguistica di Evarella è già stata accertata in sede giudiziaria:

  • La Procura (PM Lorenza Turnaturi) stessa, nel fascicolo n. 4195/23, ha disposto che gli atti vengano tradotti da un interprete giurato.

  • I Carabinieri hanno consegnato il foglio informativo sui diritti del fermato con traduzione allegata.

  • Il GIP Alessandro Quattrocchi ha persino giustificato l’assenza del traduttore all’udienza di convalida con la formula di “forza maggiore” – riconoscendone così la necessità essenziale.

Eppure, la giudice Aiello dichiara superflua la presenza di un interprete, basandosi su una frase mai discussa né verificata in aula.

Conclusione: chi giudica così, non può più giudicare

Con questo comportamento, la giudice Aiello ha dimostrato di non essere più neutrale, ma orientata strategicamente nel processo.

Crede alla versione della polizia prima di qualsiasi prova, la assume come realtà e priva la difesa di ogni possibilità di partecipazione effettiva.

Non è negligenza: è una soppressione sistematica della difesa, mascherata da autorità giudiziaria.

Chi agisce in questo modo non appartiene più al banco del giudice,
ma davanti a una sezione disciplinare che ne valuti la condotta.