Rapimento di Stato: I Carabinieri inventano accuse contro un animalista per insabbiare i loro reati
Nel giugno di quest’anno, un’attivista per i diritti degli animali dovrà affrontare un processo con l’accusa di aver opposto resistenza alle forze dell’ordine. Ma la verità è ben diversa: i Carabinieri l’hanno arrestata con accuse inventate e l’hanno portata davanti al giudice senza alcuna base legale. Quello che non avevano previsto, però, è che tutta la scena è stata documentata in modo inconfutabile. Due telefoni cellulari e il sistema di videosorveglianza domestico provano che nessuna delle accuse mosse contro di lei corrisponde alla realtà.
Un arresto arbitrario – uno scandalo delle forze dell’ordine
L’arresto è stato a tutti gli effetti un rapimento: senza alcun preavviso, l'animalista è stata afferrata da Maresciallo Maggiore Giuseppe Manna (Alimena) e Carabiniere Marta Racco e trascinata con la forza in macchina. Nessuna spiegazione, nessuna motivazione – una chiara violazione dell'art. 386 CPP, art. 5 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU) e dell'art. 13 della Costituzione Italiana - tutela della libertà personale.
Anche dopo due richieste esplicite, nessuno si è degnato di rispondere. Il "decreto di perquisizione" precedentemente consegnato è stato prima tentato di riprendersi dai Carabinieri e, quando l'animalista ha cercato di lanciarlo al fratello, i Carabinieri lo hanno intercettato e trattenuto.
Lo stesso è accaduto con il telefono cellulare: i Carabinieri hanno tentato di strapparglielo di mano. Quando ha cercato di passarlo a suo fratello, è stato intercettato e sequestrato senza alcuna base giuridica. Quando le è stato chiesto se volesse contattare un avvocato, ha risposto chiaramente “Sì!”, ma le è stato negato di farlo. Invece, gli agenti hanno semplicemente chiuso le porte dell’auto con la cinica promessa che avrebbe potuto chiamarlo dalla stazione. Ma ciò che è successo dopo è stata una detenzione di sei ore, senza alcuna possibilità di parlare con un legale, nonostante lo avesse richiesto almeno venti volte. Alla fine, è stata costretta a dormire sul pavimento nudo.
Azioni illegali e accuse costruite ad arte
Il vero motivo di questa operazione? La confisca illegale del cane da parte dei Carabinieri. Un’aggressione brutale, orchestrata dai Carabinieri in collaborazione con il PM Manfredi Lanza. Quello che è accaduto non è stata una semplice operazione di polizia, ma un reato commesso collettivamente contro una donna che non ha fatto altro che difendere i suoi diritti – e che, tra l’altro, non aveva nemmeno commesso il furto per cui era stata accusata.
Poi ci sono le assurde accuse costruite ad arte: secondo i Carabinieri, avrebbe preso a calci, sputato, lanciato oggetti e persino ferito al dito il Comandante di Alimena, il Maresciallo Maggiore Giuseppe Manna. Ma anche se tutto questo fosse vero – e le prove dimostrano che non lo è – non si tratterebbe di resistenza a pubblico ufficiale, perché l’intera operazione è stata illegale sin dall’inizio e quindi mai coperta dalla legge.
La farsa di un processo – e la vera accusa da muovere
Il processo si terrà a giugno. Ma non contro i responsabili di questo scandalo, bensì contro la donna che ha subito l’ingiustizia. Un processo inquisitorio, il cui unico scopo è salvare l’immagine dei Carabinieri a ogni costo. Ma questo tentativo è destinato a fallire. Le prove contro di loro sono schiaccianti, le violazioni della legge sono evidenti.
La vera accusa dovrebbe essere rivolta contro coloro che si nascondono dietro le uniformi e i titoli istituzionali, e che da oltre due anni perseguitano cittadini innocenti, minacciandoli, molestandoli, emettendo multe false, conducendo perquisizioni illegali nelle loro case e intimidendoli con misure sproporzionate per screditarli pubblicamente e rovinare la loro reputazione.
Questo caso non è solo una tragedia personale – è un attacco allo Stato di diritto e ai diritti fondamentali di tutti i cittadini.