Pasqua a Locati 2025 Una festa da Ballermann senza Spirito
La Pasqua a Locati è stata rumorosa. Ma soprattutto è stata vuota.
Quello che è accaduto qui non è stata solo musica pessima. È stato il sintomo di una sordità spirituale, quella che si diffonde ovunque le persone hanno perso il legame con ciò che sta in alto. Una festa che non ricorda più nulla, se non se stessa.
In una società che ha sostituito la luce del mondo con luci al neon che lampeggiano nervosamente, la Pasqua significa solo: continuare a far festa – non importa perché.
Una festa che si traveste da festività, ma che ha completamente dimenticato il significato di ciò che pretende di celebrare.
Lo Spirito Santo, a Locati, non si è sentito. Nessuna luce, nessuna rinascita, nessun amore. Solo bassi, alcol e la sgradevole certezza: chi non ha più bisogno di Dio, ha bisogno di tanto rumore.
La titolare del Ferrara Bar, alla mia domanda, risponde:
«È per Pasqua.»
Non so cosa sia più sconvolgente: il volume assordante o la motivazione.
La naturalezza con cui la Pasqua non viene più celebrata, ma sfruttata per rumore, alcol e auto-dimenticanza, ha tanto a che fare con il senso di questa giornata quanto il Ballermann con la preghiera.
Quella sera non è stata celebrata la vita – ma il vuoto. Non una festa per il ritorno della luce, ma una fuga da tutto ciò che ha profondità.
La mancanza di Dio non è un caso. È una scelta.
Alla controdomanda se mi desse fastidio la musica a più di 100 decibel, per ore, nella notte di una delle festività più sacre dell’anno, non so davvero cosa rispondere.
In un giorno che dovrebbe ricordare il Sacro, qui non si è solo festeggiato – si è deriso. Non con parole, ma con una playlist della superficialità spirituale: musica che non unisce, ma stordisce. Vuota, aggressiva. Musica per le masse, per un collettivo senza memoria. Creata per quei momenti in cui nessuno vuole più sentire – ma solo dimenticare.
Direttamente di fronte al bar si trova la chiesa. Non perché lì si possa trovare Cristo – ma perché lì è stato sostituito. C’è chi celebra la dimenticanza con l’alcol, e chi con l’incenso. Ma alla fine, entrambi sono vuoti se manca lo Spirito.
Locati ha usato la Pasqua come pretesto per una festa notturna per i giovani rientrati al paese, scambiando il sacro con il banale, lo stridulo, il superficiale e autoreferenziale.
Il vero scandalo di quella notte non è stato il rumore. Ma quello che mancava. È stato il suono di un mondo che non ricorda più da dove viene. E che da tempo ha smesso di sapere dove sta andando.
Chi, in un giorno così, cancella anche l’ultimo frammento di silenzio, non celebra il Risorto – calpesta la tomba.
E mentre fuori si balla, la pietra resta sul cuore. E la luce – non arriva.