Manfredi Lanza – Il bambino prodigio della giustizia caduto troppo presto
La sua ascesa è stata rapida – la sua caduta lo è stata ancora di più
A soli 25 anni il più giovane avvocato della Sicilia, dottore di ricerca in giurisprudenza, volto pubblico di una “nuova generazione di magistrati impegnati”: Manfredi Lanza è stato celebrato nei circoli accademici e nei salotti della politica regionale come un brillante intellettuale, uno di quelli che hanno scelto di restare in Sicilia per cambiarla dall’interno.
Oggi, però, è chiaro: la sua carriera è fallita esattamente dove era iniziata – nei valori fondamentali della giustizia.
Un pubblico ministero senza base legale
Nel marzo 2025, Manfredi Lanza è stato direttamente responsabile – nella veste di pubblico ministero – di una perquisizione che, in uno Stato di diritto funzionante, non sarebbe mai potuta accadere.
Ha firmato un decreto di perquisizione nei confronti di una cittadina tedesca, attivista per i diritti degli animali, accusandola di “furto di un cane” – nonostante:
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non vi fosse alcuna volontà di appropriazione né finalità di arricchimento,
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il legittimo proprietario avesse esplicitamente acconsentito all’affido dell’animale,
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non sussistesse alcuna urgenza o pericolo nel ritardo,
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e il caso rientrasse chiaramente nella sfera civile, risolvibile esclusivamente tramite un’ordinanza di reintegrazione nel possesso – non certo con un decreto penale di perquisizione.
Lanza ha oltrepassato i suoi poteri e si è arrogato funzioni giudiziarie che non gli spettavano, configurando così un classico caso di usurpazione di funzioni pubbliche.
Dalla toga alla motosega – e al sopruso
Ne è seguito un intervento ai limiti dell’assurdo, degno di un’opera buffa, ma con conseguenze gravi e reali:
Otto carabinieri, quattro vigili del fuoco con una sega circolare e due veterinari hanno fatto irruzione in casa della donna – senza mandato giudiziario, senza fondamento giuridico, con la forza.
Il cane è stato sottratto, la donna trattenuta contro la sua volontà – solo in un secondo momento si è tentato di giustificare l’azione come “arresto”.
Tutto questo ha avuto origine da un solo atto illegittimo:
Il decreto di perquisizione firmato da Manfredi Lanza.
La maschera dell’intellettuale
Lanza ama presentarsi come pensatore illuminato.
Egli stesso è stato beneficiario di fondi pubblici (FSE Sicilia) per restare nella regione. Ha ricevuto dal sistema il sostegno per costruire la sua carriera – e ora lo corrompe dall’interno.
Un uomo che scrive “Stato di diritto” sul biglietto da visita – ma che nella pratica lo calpesta.
Una carriera finita in anticipo
Quello che Lanza ha commesso non è un semplice errore.
È un abuso grave del potere pubblico, che viola non solo il codice di procedura penale italiano, ma anche i diritti fondamentali garantiti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo (artt. 6 e 13 CEDU).
Un caso che merita attenzione internazionale, perché mostra quanto sia facile ridurre la democrazia a una farsa quando la carriera viene anteposta all’etica.
- Si può diventare avvocati a 25 anni, magistrati a 30 – e distruggere tutto in un solo atto.
- Tutto ciò che dovrebbe definire la professione giuridica: l’equilibrio, la legalità, la responsabilità.
La memoria pubblica non dimenticherà Manfredi Lanza
I fatti sono documentati. I video dell’“arresto” illegittimo sono pubblici. Il nome Manfredi Lanza – che lo voglia o no – è legato per sempre a questo abuso.
E ogni futuro collega della magistratura lo saprà:
Non fu un errore giudiziario. Fu un abuso di giustizia.